La storia di un amore fascista vissuto e stroncato da inevitabili sensi di colpa, tra follia, adesione indefessa ai dogmi mussoliniani, autoassoluzioni e condanne morali costituisce il fulcro del nuovo romanzo di Valerio Di Stefano, ambientato nell’immediata vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale in una dimenticata provincia piemontese. A metà tra il divertissement e la conservazione della memoria, la narrazione si sviluppa diluendosi con l’apparato iconografico che ne costituisce parte integrante.
Valerio Di Stefano (1964) è scrittore, filologo, linguista, e curatore di classici della letteratura italiana (si è occupato della poesia due-trecentesca di Francesco d’Assisi, Compiuta Donzella, Folgóre da San Gimignano e Cenne de la Chitarra, nonché dell’ottocento italiano con volumi su Verga e Leopardi). Occasionalmente si diverte a fare il traduttore. Insomma, non sta mai fermo. Tra la sua produzione saggistica figurano Nato ai bordi di Wikipedia, La buona scuola, Il linguaggio della scuola, Il caso di Giovanna Boda, Il volto di Don Chisciotte e Del primato dei libri di carta sull’ebook (tradotto in cinese, spagnolo e portoghese). Come narratore è autore di « La voce nel deserto », disponibile in inglese e spagnolo,« Malinverno », « Debito formativo » e del fortunato (a suo mal grado) racconto lungo « Nunc et in hora mortis nostrae ». Nella vita è padre di Adele Marie, e questo lo rende immensamente felice.